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CERSOSIMO SABATINO - Berlino - shabtin@gmail.com  www.sabatinocersosimo.com

SABATINO CERSOSIMO


Ausdruk 2

 


Il monaco e l'abito

 


Intimacy

 


 

 

 
Letto

 


Intimacy 2 

 

 


Asleep

 


Dispetto!
 


Isa-belle

Curriculum

Formazione
Sabatino Cersosimo è nato il 18 Novembre 1974 a Torino. Vive e lavora a Berlino.
Conseguiti il diploma in grafica pubblicitaria prosegue con l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dove si laurea nel 1999 nel corso di decorazione.Dopo alcuni anni in cui si dedica principalmente alla critica d'arte, ai laboratori didattici museali, al restauro di libri e all'illustrazione per l'infanzia, dalla fine del 2006 riprende l'attività pittorica in maniera costante.
Nell’autunno 2007 realizza due dipinti per il film “Senza fine” del giovane regista Roberto Cuzzillo, presentato nel Marzo 2008 al Bergamo Film Meeting e in seguito in vari festival di tutto il mondo.
La sua ricerca, dopo gli anni “romantici” e “surreal-metafisici” dell’Accademia di Belle Arti – e dell’elogio della natura come rappresentazione del sublime - si è rivolta alla figura umana, dapprima in maniera quasi esclusiva al volto in quanto maschera o reale espressione di stati d’animo.
È per questo motivo che le sue opere (sempre oli su tavola) sono cariche di una certa dose di ironia, ricorrendo all’uso di espressioni facciali esagerate, grottesche, o più sobrie. Insomma un’esasperazione di una condizione personale e generale.
Nelle ultime opere la focale è allontanata, prendendo il corpo intero come oggetto di studio e riflessione e inserendolo nella gestualità del quotidiano che vela una sensazione di inquietudine.
La pittura è quella di pennellate sciolte e irriverenti ma attente al disegno dei volti e dei corpi che, tuttavia –è bene sottolinearlo- non hanno nulla a che vedere con il concetto di “ritratto”.

 

Esposizioni e partecipazioni
1990 “Guerra e inquinamento ambientale”. Concorso a cura dell’Associazione Italia Nostra. Istituto Albe Steiner, Torino. 3° Premio.
1995 “Scuola di Decorazione”. Galleria Zut Art, Torino.
1998 “Antica Sartoria Pellizzola”. Galleria Weber, Torino.
         “Patchwork”. Accademia Albertina di Belle Arti, Torino.
2000 “Premio Vasapolli”.  Chiostro di San Filippo, Torino.

          Big Torino - Biennale Off (Personale), Circolo Culturale Billar, Torino.
2001 “Scene da film”. Castello della Contessa Adelaide, Susa (TO)
2002 “Segnalibri d’artista”. Libreria La Gang del Pensiero, Torino
         “Artisti a Torino”. Torino Esposizioni.
2007  “Post Kult” (Personale). Spazio Post Kult, Halle (Germania)
          “Eventi Musae”, concorso. Circuito siciliano: “Il realismo dell’immaginario e la ricerca del vero” - Castello Normanno, Aci Castello (CT).
2008   “Carne alla brace” (Personale). Circolo Borgo Po e Decoratori, Torino.
            Paratissima 2008, Torino.

2009   “Ritratti” (Tripla Personale con Elisa Filomena e Davide Loi). Galleria Davico, Torino.
           Collettiva
. Circolo degli Artisti, Torino.
2010  "LOV#2", performance pittorica nella serata che il 5 Giugno è stata dedicata a Vanchiglia, quartiere torinese tradizionalmente fucina d'arte.   
          Atelier BiBi e le Belle Arti.
          “Gli universi di Bottega Indaco”. Palazzo Oddo, Albenga (IM).
Alcune opere sono state esposte in sedi alternative tra Torino, Berlino e Zurigo.

Recensioni, critiche, commenti e interpretazioni

        Carne alla brace - La pittura sta nel mezzo, tra lo scatto fotografico (la messa a fuoco del taglio) e il titolo (la messa a fuoco del significato). Insistendo sull’insegna della mostra, “Carne alla brace”, si potrebbe dire che, tra il traumatico rosolare in avvio e la guarnizione conclusiva, la pittura corrisponde alla cottura relativamente lenta, che trattiene gli umori e li esalta al calor vivo. Il carattere di tutta l’operazione sta in primo luogo nell’ironia che l’attraversa (ironia come inversione o interrogazione del senso): dalla scelta dell’inquadratura fino alla sorprendente presentazione.
       Ma c’è un retrogusto più complesso e difficile da interpretare. Esso appartiene alla storia, che culmina nelle singole immagini e organizza tutte le immagini; come appartiene alla pittura nella quale Cersosimo ha il coraggio e la lucidità di far precipitare le tentazioni letterarie - simboliste e metafisiche - che lo hanno insidiato all’esordio. 
        A me pare che nel lavoro degli ultimi due o tre anni (già abbastanza per una valutazione) Tino dimostri di saper acuire nel linguaggio scelto -pittura o scrittura - le sue intuizioni; senza rinunciare - anche questo è segno d’ironica maturità- a rilanci suggestivi.
       Si sa che nelle ricette più raffinate ha parte notevole la macerazione alla quale è sottoposta la carne, che mantiene peraltro sapore e colore dominanti. Qui, la carne è la pittura dei volti, insaporita nei volti della pittura. (Pino Mantovani)  

        RITRATTI - Sabatino Cersosimo Il turbamento fisionomico come trasgressione  - La storia della pittura e della trattatistica scientifica è percorsa da celebri quanto approfonditi studi sulla fisionomia umana, sul modo di rappresentare le passioni. La pittura di Sabatino Cersosimo muove da presupposti indipendenti da questa tradizione, ricollocandosi più semplicemente nel solco di comuni interessi per le possibilità espressive del volto umano. I suoi non sono veri ritratti o meglio lo sono nel senso che raffigurano persone realmente esistenti, fra le quali occupa un posto di rilievo la propria immagine autoritratta, ma rappresentano più precisamente dei ritratti di espressioni, di atteggiamenti momentanei. L’armonia del volto, punto focale della rappresentazione della figura umana, è stravolta da Cersosimo che privilegia i temporanei turbamenti espressivi colti con l’immediatezza dell’istantanea fotografica (mezzo che utilizza). I visi paiono percorsi da una scossa elettrica capace di turbarne l’equilibrio così come un paesaggio è scosso dal temporale.
       Si direbbe che il pittore venga quindi a prediligere un’estetica del brutto nella quale la bella espressione di posa viene manomessa dalla smorfia e, per estensione, il bel ritratto pittorico viene a infrangersi sulla soglia della reazione psicofisica del soggetto. 
       La ragione di questo modo risiede nel piacere di trasgredire la consuetudine della ritrattistica, la quale presuppone che la persona rappresentata sia colta nell’unicità delle proprie fattezze fisiche e dei moti dell’animo, tralasciando ciò che è superfluo e badando viceversa all’essenziale che soggiace allo scorrere delle emozioni momentanee. Sovvertire questa consuetudine significa considerare autentico l’accidentale quanto fittizio e artificiale, quindi non interessante e tantomeno rivelatore dell’animo umano, ciò che è predisposto per parere armonioso. La disarmonia, lo squilibrio – ricercati attraverso una tecnica gestuale liberamente ispirata all’espressionismo, alla Nuova Oggettività e ad alcuni maestri inglesi contemporanei – divengono quindi l’anarchico strumento per rappresentare non tanto un individuo ma un sentimento palesato nell’espressione e, contemporaneamente, il democratico mezzo per porre chiunque in uno stato di primitiva naturalità nel quale ci si possa addirittura riconoscere. (Adriano Olivieri)

Il vero volto della pittura contemporanea - Si legge ne Lo spazio e il tempo nell’arte, uno dei più celebri trattati del filosofo Pavel Florenskij, che l’artista è nel ritratto più se stesso di come si presenti esteriormente. Vissuto in Russia tra il XIX e il XX secolo doveva avere ben presenti le icone ortodosse, esempio di perfezione compiuta, ascrivibile al concetto aristotelico di entelechia. Dagli imperturbabili volti etruschi, alla bellezza apollinea della plastica greca, all’espressività quasi caricaturale della ritrattistica imperiale romana, per non parlare dei profili egiziani, nel corso dei secoli il ritratto ha rappresentato un genere nobile e un privilegio di pochi (si pensi alle maschere funerarie o alla ritrattistica di corte e, in seguito, alle effigi dell’alta borghesia).
        Realizzare un’immagine che racchiuda in sé gli umori, il passato e le emozioni di un individuo è un obiettivo ambizioso. Lo hanno raggiunto con esiti fortunati seppur differenti tra loro i giovani, ma non esordienti, protagonisti di tre mini personali allestite fino all’11 luglio nei locali della Galleria Davico.
        Sabatino Cersosimo diplomato all’Accademia di Belle Arti, artista poliedrico, restauratore, critico, grafico pubblicitario di formazione, curioso viaggiatore rivela un’istintiva empatia con l’interlocutore. Pochi gli autoritratti, per dar spazio agli amici, talvolta irriverenti (Gnam! e Dispetto!), in netto contrasto con la drammaticità del gesto e dei colori lividi che, affini a quelli di El Greco non ne riprendono lo stesso misticismo. Abbandonato lo slancio devozionale quell’anelito si traduce in un linguaggio laico, nell’interesse secolare per i paradossi della condizione umana e nella partecipazione emotiva a sentimenti comuni, per quanto terreni. La carnalità originale e ironica dei soggetti non appartiene alla retorica decadente di Lucien Freud, né a quella brutalizzante di Jenny Saville, ma deriva dall’urgenza di rappresentare l’attimo perfetto. Dall’insofferenza dell’autore per ciò che è già risolto, fino alla successiva selezione dell’istante o carattere che gli sono più congeniali.
        Sempre alla Spagna guarda Elisa Filomena. Da Goya, Ribera, eredita la tavolozza ricolma di tinte brune, terre e tonalità cupe predilette anche da Manet che, irrimediabilmente folgorato dalla pittura di Velàzquez, a costo di qualche attrito al Café Guerbois, non cedette mai al luminismo scientifico del movimento impressionista.
        Numerose le mostre personali e collettive per un’artista poco più che trentenne, con un’attitudine romantica e retaggi simbolisti (Autoritratto tra le fiamme). La farfalla da insetto diventa indizio caratteriale per svelare allegoricamente l’animo dell’autrice (Il suono delle ali), come il cardellino e l’ermellino furono in epoca rinascimentale attributi sacri e di virtù gentilizie. Delle gentildonne toscane riprende le pose, assegnando alle mani la stessa valenza fisiognomica assunta dai lineamenti del volto, impronta di una figura vulnerabile e misteriosa al tempo stesso, con lo sguardo ancorato a quello dello spettatore alla maniera di Monna Lisa e, con le dovute distinzioni, dell’enigmatico De Chirico.
        Antico e moderno si mescolano infine nei temi e nelle tonalità pastello di Davide Loi, classe 1970, il più ‘anziano’ del gruppo, attualmente residente in Liguria dove, a Chiavari, ha aperto nel 1998 il suo studio. Inizia nel 1993 copiando i capolavori fiamminghi dei quali riverbera l’eco in “Thomas”, strano connubio tra musica e arte barocca. Sul dettaglio ripetuto della mano di San Tommaso incredulo, firmato da Caravaggio, campeggia il cantante dei Radiohead, Thom Yorke, simile a un novello Carlo VII di Fouquet, o agli innumerevoli committenti di Van Eyck e Dürer, nel caso specifico personaggi noti provenienti dal mondo musicale e cinematografico. Loi lavora in ambito teatrale, esegue a richiesta copie da grandi maestri di ogni epoca e talvolta li immortala assieme a personalità dello spettacolo in un immaginario surrealista (Natura morta con demiurgo – Magritte, Il tramonto dei sorrisi), fantastico (L’allegria dei naufraghi – Buster Keaton), o fiabesco quando si dedica ad illustrazioni didattiche per l’infanzia. Tre autori a confronto, tre modi differenti per raccontare se stessi agli altri. (Silvia Cestari) 

Hanno scritto di Sabatino Cersosimo

Silvia Cestari, Adriano Oliveri, Pino Mantovani
Angelo Mistrangelo, Gianfranco Schialvino,  Francesca Bogliolo
 
Corriere dell'Arte, Torino Sette, Art&trA. Skart

www.exibart.com www.teknemedia.netwww.undo.net,
www.pagina.to.it www.bomexer.com
 



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